Gabrio Landi è il nuovo corteggiatore di Andrea Nicole Conte di ‘Uomini e Donne’. Il ragazzo, proveniente dalla Russia, adottato da una famiglia italiana, è già papà di un bambino, nato da una precedente relazione. Operatore ecologico, il neo protagonista del programma di Maria De Filippi si è fatto apprezzare per la sua storia personale ed un’infanzia difficile:

Nasco in Russia, in una città che si chiama Volvograd, la vecchia Stalingrado. I miei ricordi partono dai quattro anni, i miei genitori biologici si erano separati e a me avevano detto che mio padre fosse morto. Dovetti vivere con mia madre. Eviterò di darle tale merito e la chiamerò Lilith: non era mai in casa, era sempre in giro ad ubriacarsi e a farsi di qualcosa. Così per giorni ero costretto a provvedere a me stesso, anche settimane. Andavo a rubare o a fare la carità fuori dai supermercati, con in mano un vecchio cappello militare russo.

Nel corso della settimana, la tronista ed il suo corteggiatore si sono scambiati 72 messaggi raccontandosi senza filtri tra presente ed un passato che non si cancella facilmente:

Cercavo di appesantire le mie mani quando non mi andava bene, andavo nei palazzi condominiali grigi e massicci. Lì facevo rampa per rampa e passavo al setaccio ogni porta, in cerca di qualche moneta. Una volta mi aprì una delle tante coppie, mi fecero entrare, non mi diedero dei rubli ma preferirono offrirmi un pasto, del brodo. Io mi affannai a mangiare, bagnando tutto il pane. Nel frattempo loro, stretti come quando si è addolorati, mi fissavano con gli occhi lucidi. Anche da piccolo odiavo quello sguardo di compassione, come lo odio oggi. Finito il pasto, chiesi se avevano da lasciarmi qualcosa per il ritorno a casa.

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Il ragazzo non vuole ripetere gli stessi eroi dei genitori biologici. Anche le insicurezze e le fragilità l’hanno reso l’uomo di oggi:

Mi nascondevo tra le fodere del divano e mi addormentavo nel mio pianto, quando Lilith tornava a casa, versava sempre in situazioni vergognose. L’unica cosa che faceva era cercare una cinghia in cuoio, mi frustava sino allo svenimento. Nel frattempo, fra un singhiozzo e l’altro, chiedevo “Perché mamma, perché”. Ma ciò che vedevo nei suoi occhi era la colpa della mia nascita. Non racconterò mai più questa cosa, l’ho detto solo per pareggiare i conti per la nostra conoscenza.

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ultimo aggiornamento: 29-09-2021


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